giovedì 8 ottobre 2009

Lettera al penultimo libro

Di recente su Wired è uscito un articolo che ha attirato la mia attenzione, si intitola: "Tutti a scuola, senza carta e penna" e racconta di un'innovativa didattica digitale, volta alla progressiva eliminazione di carta e penna. Per ora il test è applicato a 25 studenti del del liceo scientifico Melchiorre Gioia di Piacenza, ma se efficace, si estenderà ad altre classi e scuole. A questo si aggiungono gli innumerevoli articoli delle prinicpali testate online, che raccontano la guerra Editoria Europea vs Google Books, il sistema di ricerca sviluppato dalla società di Mountain Views che scandaglia i testi di libri digitalizzati e li mette a disposizione integralmente (in caso di diritti d'autore scaduti)e si aggiunge infine e il mio aver perso confidenza con la calligrafia su carta.
In sintesi, cosa sta succedendo? L'idea forte che sta alla base è di sostituire lentamente il digitale al cartaceo. Nella nostra filosofia quotidiana il messaggio è già stato consciamente e inconsciamente percepito, lo dimostra il nostro utilizzo del digitale per qualsiasi operazione che una volta includeva l'uso di carta e penna. Word, Gmail, fax, stampanti ecc. alimentano e velocizzano la trasmissione di informazioni, la comunicazione e su questo non c'è nulla da obbiettare.
Ma perchè un solo media deve racchiudere tutti gli altri? E, soprattutto, li sta racchiudendo o sostituendo? La musica, il cinema, la tv e ora anche i libri. Quando i primi tre sono stati inglobati nella rete l' impatto è stato diverso, forse perchè già di natura astratta. Onde e luce. La possibile scomparsa di un media tanto concreto con un peso, un odore e un materiale, personalmente mi sconvolge. Il testo scritto è l'unico media definito oggettivo perchè interpretabile e analizzabile in modo del tutto personale, senza filtri, tempi, aggiornamenti e ordine di lettura; è un media che ha una profondità fisica e allusa che verrà schiacciata nello scanner.
Perderemo il peso del libro nella borsa e il verbo sfogliare se non riferito alle margherite. Perderemo le orecchie ai lati delle pagine, i segnalibri improvvisati con foto o biglietti del tram e la tessera della biblioteca. Perderemo la concentrazione nella lettura, la matita che sottolinea le parti importanti e con lei la nostra bella calligrafia. Perderemo l'odore e la consistenza della carta.
Gli scaffali si svuoteranno per far posto a nuovi oggetti high-tech e chissà che fine faranno i nostri vecchi volumi. Forse arriveranno i pompieri brucia-libri come nel famoso romanzo Farhenaight 451 di Ray Bradbury, di cui, per concludere omaggiando, vorrei citare una frase:
"Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. È evidente!"

mercoledì 25 febbraio 2009

ON-OFF

Riflettendo su cosa ci "propina" il mondo di oggi per soddisfare i nostri bisogni incarnati in un'insoddisfazione perenne, ho concluso che ci troviamo immersi in una grande contraddizione. Quello che solo pochi anni fa era descritto come un "plastic world", una società dove il mito di Re Mida diventa transitivo: gli oggetti che tocchiamo ci rivestono di sovranità. Dopo gli anni '60 la felicità ha iniziato a prendere una forma, un materiale e un prezzo, e se all'inizio gli oggetti contribuivano in piccola parte al benessere, negli ultimi decenni hanno raggiunto il titolo di veri e propri "bisogni dello spirito". La società consumistica ci propone oggetti che somigliano sempre di più a gioielli. Questi scrigni preziosi cosa contengono? di cosa ci arricchiscono? Di qualsiasi cosa purchè astratta. Il nuovo oro è la comunicazione. Il nuovo "bisogno spirituale" è la perenne connessione con tutti e tutto. Il nuovo "bisogno fisico" è lo spazio virtuale per materiale virtuale.
E' vero che il design è un'arte,è l'arte di creare oggettini appetitosi e costosissimi che simboleggiano la chiave per la ricchezza.
I-pod minuscoli e luccicanti, chiavette usb confezionate come rolex utili per connettersi in ogni parte del mondo, cellulari e laptop dalle linee sottili e leggere. E' necessario dare una forma anche ai mezzi per accedere alla ricchezza, ma in questo modo si perde di vista la concretezza dell'oggetto che risiede unicamente nella sua attivazione.
On - off.
Viviamo immersi nel materialismo che rimanda unicamente all'astrazione. Abbiamo sviluppato una forma di attaccamento alle "cose" che ci permettono di spaziare, di entrare nella quarta dimensione. Di eludere i limiti di tempo e spazio, di infrangere le regole comportamentali. Temo che, col passare del tempo, la concretezza delle esperienze venga ritenuta superflua.