mercoledì 25 febbraio 2009

ON-OFF

Riflettendo su cosa ci "propina" il mondo di oggi per soddisfare i nostri bisogni incarnati in un'insoddisfazione perenne, ho concluso che ci troviamo immersi in una grande contraddizione. Quello che solo pochi anni fa era descritto come un "plastic world", una società dove il mito di Re Mida diventa transitivo: gli oggetti che tocchiamo ci rivestono di sovranità. Dopo gli anni '60 la felicità ha iniziato a prendere una forma, un materiale e un prezzo, e se all'inizio gli oggetti contribuivano in piccola parte al benessere, negli ultimi decenni hanno raggiunto il titolo di veri e propri "bisogni dello spirito". La società consumistica ci propone oggetti che somigliano sempre di più a gioielli. Questi scrigni preziosi cosa contengono? di cosa ci arricchiscono? Di qualsiasi cosa purchè astratta. Il nuovo oro è la comunicazione. Il nuovo "bisogno spirituale" è la perenne connessione con tutti e tutto. Il nuovo "bisogno fisico" è lo spazio virtuale per materiale virtuale.
E' vero che il design è un'arte,è l'arte di creare oggettini appetitosi e costosissimi che simboleggiano la chiave per la ricchezza.
I-pod minuscoli e luccicanti, chiavette usb confezionate come rolex utili per connettersi in ogni parte del mondo, cellulari e laptop dalle linee sottili e leggere. E' necessario dare una forma anche ai mezzi per accedere alla ricchezza, ma in questo modo si perde di vista la concretezza dell'oggetto che risiede unicamente nella sua attivazione.
On - off.
Viviamo immersi nel materialismo che rimanda unicamente all'astrazione. Abbiamo sviluppato una forma di attaccamento alle "cose" che ci permettono di spaziare, di entrare nella quarta dimensione. Di eludere i limiti di tempo e spazio, di infrangere le regole comportamentali. Temo che, col passare del tempo, la concretezza delle esperienze venga ritenuta superflua.